Se sei un lavoratore che è stato licenziato o che ha deciso di dimettersi per giusta causa, allora sai bene quanto possa essere importante avere a disposizione un sostegno economico come il TFS o il TFR, meglio noti come liquidazione. Questi strumenti possono davvero fare la differenza mentre cerchi un nuovo impiego. Ma ora, pare che ci siano delle brutte notizie all’orizzonte per quanto riguarda il pagamento anticipato del TFS. Vediamo insieme cosa sta succedendo.
Il cambiamento in arrivo: cosa sta succedendo al pagamento anticipato del tfs?
A quanto pare, le cose stanno per cambiare e a risentirne saranno alcuni lavoratori, per i quali il pagamento anticipato del TFS potrebbe subire un rallentamento. La notizia arriva direttamente dalla Ragioneria generale dello Stato e sembra che tutti dovranno abituarsi a questa novità. Ma non preoccuparti, ci sono già delle possibili soluzioni alternative in fase di studio, in seguito alle polemiche scaturite nei mesi scorsi.
La ragioneria generale dello stato mette il freno: ecco cosa sta succedendo
La Ragioneria generale dello Stato ha inviato una lettera alla Camera, chiedendo di mettere fine immediatamente alle proposte di legge che prevedono di anticipare il pagamento del TFS da un anno a 3 mesi per la prima rata. Questa mossa, secondo l’INPS, comporterebbe una spesa di oltre 3,8 miliardi di euro nel solo 2024 per lo Stato. Questo ha alimentato le polemiche, specialmente perché crea una disparità di trattamento tra i lavoratori del settore pubblico e quelli del settore privato. Infatti, i lavoratori del settore pubblico devono spesso aspettare tra i 2 e i 7 anni per ricevere la liquidazione.
La situazione attuale e le possibili soluzioni
Al momento, la liquidazione viene pagata a rate dopo un anno, con la prima rata che può coprire fino a 50mila euro al massimo. La seconda rata, dopo altri 12 mesi, può arrivare fino a 100mila euro, mentre la terza copre la parte restante. In alcuni casi, l’attesa può superare i 5 anni. Di fronte a questa situazione, la Camera sta pensando a delle possibili soluzioni alternative, tra cui l’anticipazione della prima rata da un anno a 3 mesi, con una copertura di poco più di 63mila euro invece che 50mila. Tuttavia, lo stop definitivo imposto dalla Ragioneria generale dello Stato sembra una bocciatura, ma speriamo non definitiva. Staremo a vedere cosa succederà e quali saranno le prossime mosse.